SENTIRSI o DIVENTARE?

#mesemissioMario

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Mica difficile, SENTIRSI piccolo, semplice, umile, nascosto.

In qualche giornata, in qualche momento, con qualche atmosfera giusta che aiuti un po’, magari.

Solo che, assai rapidamente, quei pochi ” qualche” spariscono, e uno viene risucchiato vorticosamente al centro di se stesso.

Dove ritrova tutto l’armamentario dell’amor proprio, della rivendicazione dei suoi meriti, dell’autoconsiderazione, delle più o meno legittime aspirazioni, delle inossidabili ambizioni, delle vanità: ben sepolte ma onnipresenti.

Il difficile, la questione vera, sta nel ” DIVENTARE ” piccolo, semplice, umile, nascosto.

Richiede una battaglia mai finita, la coscienza di non potercela mai fare -da soli -, il coraggio di ammettere la paura e il fallimento quotidiano, la caparbietà di volerci riprovare ogni giorno daccapo.

Tutto questo salta fuori con semplicità e quasi con violenza, per il fatto di essere svelato alla propria anima e alla propria mente senza nessun filtro e nessunissima giustificazione, dalle pagine del “Diario di un Uomo felice”.

Il consolante, e il drammatico, della faccenda, è che riguarda tutti.

Ha riguardato Mario, nel pieno del vigore e della potenza della sua età. Riguarda me, bianco e a terra come l’uomo della immagine del post.

Il combattimento aspetta tutti, e non presta attenzione alla data di nascita: né fisica, né spirituale.

Diventare come un altro Gesù Eucarestia: piccolo, semplice, umile, nascosto, a disposizione di tutti…

b. Mario Borzaga OMI (24.07.56)

FRANCESCO, LAURO: PAROLE & CHIODI FISSI.

#mesemissionMario

Ha detto ieri papa Francesco: “Se dovessimo pretendere di parlare della fede come si faceva nei secoli passati rischieremmo di non essere più compresi dalle nuove generazioni.”

Il “Diario di un uomo felice” è prova provata della passione di una vita nel tentare di trovare modi, espressioni, persino neologismi per esprimere la immediatezza e la concretezza spirituale del dialogo con un Uno che c’è e vive con noi ogni giorno. Oltre che della fatica immane e della tensione mentale nello sforzarsi di apprendere per davvero una lingua nuova e sconosciuta per poter comunicare e comunicarsi agli altri.

L’arcivescovo di Trento, a proposito di #AlbinoLuciani, prossimo nuovo beato, disse: ” Questa Parola è Gesù di Nazareth, di questa parola abbiamo bisogno. “Tu, o Cristo, ci sei necessario”. (Paolo VI) Albino Luciani ha frequentato questa Parola, l’ha raccontata con un linguaggio nuovo, immediato, concreto, narrativo, ma soprattutto è vissuto all’ombra di questa Parola”.

E lo stesso Arcivescovo, in altra occasione, ha detto di Borzaga:”Lui è una “salutare provocazione” per il cammino della Chiesa, chiamata non “a generare operatori pastorali, ma testimoni della Bellezza seducente di Gesù di Nazareth”. “Ad essa ha continuato a far riferimento per tutta la sua vita il nostro Beato, Cristo è davvero stato il ‘chiodo fisso’ della sua vita, mi si passi il termine, l’ossessione continua della sua ricerca”.

Così, tutto si tiene, nella storia sottotraccia e ininterrotta di noi, Chiesa poveraccia e splendente come siamo.

Cfr:

https://www.vatican.va/…/papa-francesco_20211013…

http://www.lavocedelnordest.eu/agordo-elezione-papa…/

https://www.diocesitn.it/…/grazie-a-mario-e-paolo…/…

STAAAANCO

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#mesemissionMario

Sai che c’è? Ogni tanto vorrei semplicemente FERMARMI.

Starmene in pace.

Pensare un poco a me.

Ma poi mi incaglio, nelle mie fermate. Che diventano lunghe, pesanti, insipide, insoddisfatte.

Poi mi incastro, nella “mia pace”. Che non è mai pace: è leccarmi le ferite, è rimuginare, è recriminare, è rimpiangere, è piangersi addosso. O, all’opposto, è fantasticare.

Poi mi annego, nel pensare un poco a me: perché quel “poco”, diventa un po’ di più, poi tantino, poi molto, poi tantissimo, poi tutto. Troppo. Io mi conosco bene: mi do un dito, e mi prendo il braccio, e, attaccato al braccio, tutto quanto il resto.

Per cui, sì: non mi posso fermare.

Per cui, sì: è una lotta continua.

Per cui, sì: disincagliarmi, devo, e continuamente. Da me. Cosa che mi sfianca fino allo sfinimento.

Per cui, sì: devo tener ben presente quello che è TERRA e puntare al CIELO. Solo che, sorpresa: quello che chiamavo cielo e cercavo a naso per aria, ce l’ho a un passo, all’altezza del mio naso, alla portata delle mie braccia.

E’ un cielo incarnatissimo, nella mia terra.

Il missionario deve andare…il suo «andare» è una continua lotta per disincagliarsi da ciò che lo potrebbe trattenere; è un continuo esilio da ciò che è terra a ciò che è cielo…”

(P. Mario, 16 luglio 1957)

HA BISOGNO DI ME.

#mesemissionMario

A guardare Mario, si capisce che c’è bisogno di missionari.

Ma non solo per lontanissime terre.

C’è bisogno di missionari “qui”. Qualunque sia questo “qui”.

C’è bisogno di missionari in tutti i pezzi di mondo, a partire dai miei.

E quando dico c’è bisogno, non intendo che “un qualcuno” – non meglio identificato – dovrà farsene carico. Intendo dire che IO devo essere missionario, per il fatto stesso di essere cristiano: sono in missione per conto di Gesù Cristo.

Non è che abbia scelta, o che possa chiamarmene fuori..Non me l’ha ordinato il medico di essere cristiano. Poi me ne posso anche fregare, ma questo è un altro paio di maniche. Bene che me lo pianti in testa: o missionario, o niente.

( MB – Dirsi tutto, darsi tutto. Pag 72)

Scrive la sorella Lucia, proprio in questi giorni:

L’importanza, nel nostro vivere quotidiano, della “missionarietà” che dovrebbe essere il “motore” e il “collante” di tutte le nostre relazioni con il prossimo, che sia la signora chiacchierona sull’autobus, il compagno di classe noioso o il collega stanco… Essere missionari non vuol dire solo partire per l’altra parte del mondo, ma varcare la soglia della propria casa per uscire e andare incontro agli altri come ci indica papa Francesco.

D’accordissimo.

Varcare. Uscire. Andare.

SEMINARE

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#mesemissionMario

“Bisogna abbandonare l’idea che la Missione riguardi solo “i missionari”: riguarda tutti i cristiani al mondo, ognuno singolarmente preso.

O, per dirla con altre parole, a tutti, a tutti quanti noi, a me per primo, è chiesto espressamente di essere, di diventare, di vivere da missionario.

Bisogna sradicare dalla mentalità l’idea che io sia cristiano, e basta: io sono cristiano perché scelto e mandato.

Non è Cristo ad essere in mia funzione, ma io, incredibilmente, in funzione sua.”

( pag.72, MB, Dirsi tutto, darsi tutto)

MADONNA DEL ROSARIO

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“Prega per noi peccatori”. Con che faccia ripeterò queste parole quando diventerò ‘un grande santo’? Nell’Ave Maria vogliamo strappare alla Madonna la sua Grazia e perciò gli scopriamo i nostri stracci. Non siamo altro che peccatori… anche quando l’Amore in me sarà giunto ad alto grado: peccatore, sempre peccatore, indigente quanto mai dell’aiuto della Madonna” . (Mario Borzaga, 23 novembre, 1956.)”

Così oggi pomeriggio ho meditato tutto il rosario, né troppoattentamente né troppo distrattamente resistendo al sonno.Pregare, Dio mio, pregare per quelli che non pregano, per quandonon pregherò io!”(Mario Borzaga, 19 aprile 1957)

“Padre Mario è uno come noi anche nella preghiera.Quante volte racconta di aver iniziato il Rosario e di non averlofinito; di averlo pregato magari un po’ in fetta e anche di essersiaddormentato con la corona tra le mani.” ( don Giulio Viviani)

“Li abbiamo costretti a scavare la fossa. Sono stato io a sparare su di loro. […]. Senza aspettare, li abbiamo coperti con un po’ di terra, poi abbiamo perquisito lo zaino del prete. Non c’era molto: delle cordicelle con dei grani, delle immagini con una donna radiosa, sola o con un bambino, oppure con un uomo che mostrava il cuore». Insomma, padre Mario aveva alcuni rosari e delle immagini della Madonna e del Sacro Cuore di Gesù, l’unico suo tesoro, null’altro. ( Paolo Risso)

MAIUSCOLE E MINUSCOLE

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Uno legge il ” Diario di un uomo felice” e si accorge che – probabilmente – la Missione che uno sogna è una cosa, e la missione che incontra e che vive tutti i giorni è un’altra; che la quotidianità con i suoi ritmi anonimi e ripetitivi si mangia quasi tutte le giornate che si pensavano magari eroiche; che l’amore per la Testimonianza non salva dalle incomprensioni, dalle meschinità, dalle difficoltà di comunicazione, dalle antipatie reciproche, magari istintive, anche verso quelle persone a cui uno ha scelto di essere inviato.

Che insomma non ci sono scene madri e colonne sonore “a sottolineare”, che le ali angeliche non spuntano e che -come sempre nella vita del cristiano- il “principio nobile” passa per la legge fondamentale della incarnazione.

(Mario Borzaga – Dirsi tutto, darsi tutto, pag.72)

Niente film.

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Se mi commuovo e mi entusiasmo all’idea che “missione” significhi un romanzone romantico/avventuroso, sono fuori strada.

Ma di brutto.

Chiedere a Mario.

Meglio, a Mario nella sua versione ARMANDO (il nome che da’ al suo alter ego nella parte finale del suo Diario, la più realistica e la più disincantata di tutte).

Se poi penso che “missione” sia una cosa che riguarda soltamto chi parte per esotiche terre lontane, non ho capito nulla del cristianesimo.

Ma prorio nulla.

Chiedere a Gesù Cristo. Che ( incredibile a dirsi) mi ha scelto e MI HA MANDATO là dove sono.

Il missionario SONO IO.

Altro che film.

MARIO, FAUSTINA e LA MISERICORDIA.

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Il 5 ottobre la Chiesa festeggia Santa Faustina Kowalska. Una suora che parla della misericordia divina e del dovere nostro di “usare misericordia”. Tra le altre cose, le si deve una “preghiera alla Beata Vergine Maria della Misericordia “. Mario Borzaga scriveva: “Dimentico il mio passato per essere di Dio, dimentico tutto tranne il mio peccato per essere più degno di misericordia davanti al Signore. Maria è Madre mia e tutto spero da lei. Tutto per me e per le anime che mi sono affidate”.

Suor Faustina “fa nascere un grandioso movimento spirituale proprio tra i due momenti meno misericordiosi della storia: le guerre mondiali”. Mario Borzaga va a consumare la sua testimonianza nel silenzio e nel misconoscimento di una popolazione lontanissima e altra da lui.

Due strade diverse per incarnare la missione della misericordia.

( Cfr: https://m.famigliacristiana.it/…/oggi-e-santa-faustina…)

( la citazione di Mario è dal Diario, 7 dicembre 1958 )

ps. Dimentico il mio passato per essere di Dio : magnifico.

O ADESSO , O MAI PIU’

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“Qui, sui monti di Kiucatian, devo giocare la mia ultima carta per la santità.

O qui o in nessun altro luogo.

O adesso o mai più.

Forse domani sarà troppo tardi.

Oggi, qui, mi attende nient’altro che oggi.”

(Mario Borzaga, Diario di un uomo felice, vigilia della Immacolata 1958)

p.s. Mi attende nient’altro che oggi, vale anche per me. Eccome, se vale.